DALLA LEZIONE CON IL PORTUALE LANCIAMO L’ ASSEMBLEA PERMANENTE A PISA CONTRO GUERRA E GENOCIDIO A CUI INVITIAMO TUTTI E TUTTE! BLOCCHIAMO TUTTO, PER CAMBIARE TUTTO! Appuntamento mercoledì 22 ottobre H.18 in Piazza Gaza(Ex XX settembre)

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DALLA LEZIONE CON IL PORTUALE LANCIAMO L’ ASSEMBLEA PERMANENTE A PISA CONTRO GUERRA E GENOCIDIO A CUI INVITIAMO TUTTI E TUTTE!

BLOCCHIAMO TUTTO, PER CAMBIARE TUTTO!

Appuntamento mercoledì 22 ottobre H.18 in Piazza Gaza(Ex XX settembre)

L’abbraccio collettivo e l’incontro di Martedì 14 con il nostro compagno José a Pisa ha segnato un’ altra tappa importante della mobilitazione dell’equipaggio di terra che continua ad organizzarsi!

Il rientro dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla non esaurisce il percorso che abbiamo iniziato, anzi.

Innanzitutto perché il popolo palestinese è ancora sotto l’azione martellante dell’esercito israeliano e il genocidio non si è fermato. Ma anche perché è sempre più evidente la ragione della complicità del governo Meloni con lo Stato terrorista di Israele.

Tel Aviv sta agendo per conto dei paesi occidentali, Stati Uniti in testa, sta facendo il lavoro sporco per loro, come ha ammesso il cancelliere tedesco Merz qualche mese fa. Israele è il paese che guida la crociata dell’occidente contro il resto del mondo, il leader mondiale del neocolonialismo e della salvaguardia della supremazia bianca sul pianeta.

Ecco perché, mentre i paesi europei mantengono inalterato il sostegno al regime di Netanyahu, contemporaneamente approvano un gigantesco piano di riarmo da 800 miliardi, aumentano le risorse economiche alla Nato e promuovono una drastica conversione del sistema produttivo verso l’economia di guerra.

La complicità con Israele e le politiche di riarmo sono le due facce di una stessa medaglia. E il prezzo che stiamo pagando per queste politiche da incubo lo sentiamo nei salari e nelle condizioni di vita e di lavoro.

Lo sappiamo bene in Toscana e a Pisa dove vediamo concretamente il servilismo della classe politica del campo largo e centrodestra nell’insediamento del nuovo Comando NATO a Firenze. Nel come aumento della militarizzazione poggia sullo storno di risorse sociali a fini militari per costruire una nuova base militare dei reparti speciali GIS-Tuscania da 520milioni di euro, o come gli investimenti diretti per le spese militari vadano ad ampliare l’ampliamento dell’Aeroporto militare con un nuovo Hangar Leonardo SPA-Lockhead, nello stesso sito militare in cui gli avieri sionisti si addestrano nei progetti formativi in essere grazie al memorandum militare tra Italia e Israele.

L’utilizzo dual-use sempre più intenso delle infrastrutture civili: dalla ferrovia, alle strade, fino al canale dei Navicelli e al Porto di Livorno utilizzati per la circolazione delle armi in entrata e in uscita dalla base USA/NATO di Camp Darby verso i fronti di guerra occidentali in Ucraina e Palestina che gli stessi lavoratori portuali e ferrovieri hanno bloccato e denunciato. Il complessivo sistema di ricerca e università pubblica sempre più ostaggio della un crescente utilizzo a fini militari del lavoro mentale e del sapere a cui soltanto la mobilitazione e organizzazione conflittuale dei lavoratori e degli studenti sono stati elementi di opposizione concreta.

La riuscita di due scioperi generali in pochi giorni e i milioni di persone che si sono riversati nelle piazze di tutto il Paese, bloccando porti, stazioni ed autostrade, segnalano un risveglio molto forte della voglia di cambiamento. L’opposizione parlamentare non è stata in grado farsi interprete di questa spinta ed ora non dobbiamo consentirgli di imbrigliarla nelle vecchie logiche che portano alla sconfitta e alla smobilitazione come dimostrato fuori e dentro il Consiglio Comunale di Milano con la vergognosa bocciatura della rimozione del gemellaggio Milano/Tel Aviv. C’è la possibilità di scrivere una pagina completamente nuova e non dobbiamo lasciarci intimorire.

La solidarietà al popolo palestinese deve restare la priorità di tutti e dobbiamo continuare a boicottare e sanzionare l’economia israeliana, in modo sempre più capillare, a cominciare dal blocco del commercio delle armi con Israele. Ma è arrivato il momento di allargare il nostro sguardo alle politiche di riarmo, sapendo che “non vogliamo lavorare per la guerra”.

Dal rifiuto di collaborare con le operazioni belliche all’obiezione di coscienza verso le attività che alimentano il settore militare: è il momento di organizzare una mobilitazione permanente che impedisca al governo Meloni di trascinarci verso la guerra. E per farlo abbiamo bisogno di collegare la lotta contro la guerra agli effetti sociali del riarmo: i bassi salari, l’aumento dello sfruttamento, la precarietà, il taglio dei servizi pubblici, il carovita. È ora di costruire un ampio fronte popolare contro il governo Meloni che non svenda la straordinaria partecipazione di queste settimane.

Le 100 piazze per Gaza ora devono avere la capacità di trasformarsi in 100 assemblee permanenti operative e darsi da subito un piano d’azione che le porti in poche settimane a convocare una grande assemblea nazionale per “Blocchiamo tutto – Blocchiamo genocidio, guerra e riarmo”.

Non è il momento di fermarsi, ma di organizzarsi in tutto il Paese per proseguire la mobilitazione. Ora sappiamo che è possibile.

Blocchiamo tutto per cambiare tutto!